13 maggio – 15 giugno 2010
Promotrice delle Belle Arti di Torino
di Bruna Bertolo
È stata inaugurata presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino una bellissima mostra dedicata ad Antonio Carena, il grande artista dei “cieli” rivolese recentemente scomparso. Una grande mostra che ospita, accanto alle sue opere, anche i quadri di numerose allieve che, soprattutto negli ultimi anni, hanno tratto linfa vitale dagli insegnamenti del maestro. È il salone della prestigiosa e storica Promotrice, in viale Balsamo Crivelli n. 11, ad accogliere le opere di Antonio Carena, mentre la sala 9 ospita le opere di Antonella Avataneo, Elena Costanzo, Greta Stella, Mariangela Neirotti, Maria Rosa Frigieri, “Moja” Giovenale, Nicoletta Nava, Piera Bessone, Sara Giraudo, Serafina Marranghino, Tin Carena. Un omaggio all’arte di Carena, dunque, nella sua duplice veste di artista e di maestro. Un omaggio alla sua grande capacità di trasmettere entusiasmo per il mondo della pittura e un bagaglio tecnico che ha permesso ad ognuno dei suoi allievi di “volare” e di esprimersi, in modo sempre strettamente personale, attraverso tele e pennelli. È stato un Maestro dal carisma incredibile questo Toni – così lo chiamavano gli amici – perennemente giovane, alto e magro, maglioncini informali, jeans vissuti, linguaggio un po’ ermetico, pronto a scherzare sugli anni che passavano, a raccontare della sua (apparente) pigrizia che gli faceva preferire il calore della casa, i suoi dischi di musica jazz e il profumo dei colori agli impegni cosiddetti mondani. Autoironico. Un’arma, e un dono, quella sua ironia, che gli faceva spesso dire: «amo rincoglionire senza fretta» e che spiazzava i nuovi interlocutori, non avvezzi al linguaggio “carenese”, quando magari ti diceva “amo disopacizzare spazi neutri, per esplicare che tra me e il cielo, punto fulcrante delle mie faciture, la distanza la decido io”.
Nel testo di presentazione, Angelo Mistrangelo osserva come, a pochi mesi dalla scomparsa di Antonio Carena, si susseguano gli appuntamenti in cui si possono ammirare le sue opere, con una forte presenza dei suoi lavori all’interno del territorio: fatto che “rappresenta una determinante testimonianza della dinamicità di un dettato mai scontato, ma sempre e comunque frutto di una indagine figurale che va al di là della resa realistica del soggetto per parlarci del degrado ambientale, della luminosità dell’atmosfera con le bianche nuvole di vento, della limpida definizione di una scrittura che sempre più appartiene a questo nostro tempo”. In mostra le sue nuvolagioni si identificano in una serie di soggetti particolari: “le schegge di cielo” del 2007, “il Cervino” del lontano 1965, inconfondibile simbolo di montagna inquadrato nel suo cielo nuvolato; ma anche porzioni di terra e di mondo in cui il suo cielo pare riflettersi ma rovinato da crepe profonde che richiamano l’aridità di una natura su cui l’uomo è pesantemente intervenuto. Un richiamo insomma al degrado ambientale verso il quale l’uomo si sta pericolosamente avvicinando e che Toni ha saputo cogliere attraverso quella straordinaria sintesi di cielo e di terra in cui le tracce dell’inquinamento scrivono pagine buie, macchiando il bianco delle sue nuvolagioni. Una mostra in cui è possibile vedere insieme il maestro e le allieve per le quali lui, Toni, è stato un amico autentico, un veicolatore d’arte. Quelle allieve che lui definiva, con bonario affetto ed ironia, “le mie magnifiche”: e di ognuna ha saputo cogliere il tratto distintivo, farlo emergere, personalizzarlo. Di loro Mistrangelo scrive: “Singolari, attente al valore della forma, impegnate in una continua ed inesausta ricerca di nuove espressioni appartengono a questo tempo di linguaggi aperti a inesplorate galassie del sogno, della memoria, della poesia”.