Cielo , t’avevo scordato, non eri se non un vago esistere di luce
juan Ramòn juménez
I segni della pittura rinnovano l’incontro tra Antonio carena, Maria Rosa Frigeri ,Francesco Murlo e gioielli di Tin Carena negli spazi espositivi della sala delle Arti di Collegno, definiscono gli aspetti di un cammino che concorre a descrivere l’essenza di immateriali atmosfere, di immagini che emergono da concettuali esperienze, di limpidi azzurri e neri e trame dorate.
Cieli , paesaggi petali vellutati e materiali finemente elaborati appartengono indissolubilmente al mondo di Carena, al suo profondo rapporto con la realtà circostante e gli allievi-amici, in una sorta di continuo interscambio di informazioni, suggerimenti e incontri con la magia del colore.
Un incontro che si rinnova grazie all’impegno del comune di Collegno, con il desiderio di ritrovare il suo ironico sguardo, la battuta immediata, il gioco dell’arte che diviene pennello immerso nella materia-colore sulle superfici dei suoi quadri.
Quadri che si possono ammirare, accanto al grande “Cielo”, recentemente restaurato da Murlo, in questa sala dove vengono ospitate mostre che uniscono la ceramica alle incisioni , le sculture ai dipinti di artisti noti e giovani emergenti.
Un “Cielo” legato alla serie “Della finta poesia” che viene presentata in questo nuovo itinerario caratterizzato da tecniche miste su tela o su marquisette, mentre la singolare cupola ora esposta è stata realizzata con vernici alla nitro.
E dell’autoritratto alle nubi barocche, dall’ipotesi del paesaggio alla “Levitazione del cielo”, come aveva intitolato un suo lavoro, si coglie in estrema sintesi Il messaggio di Carena, la continuità nel tempo di un discorso in cui si avverte una sottesa tensione creativa che annuncia l’evolversi delle immagini verso spazi incommensurabili, verso una visione che travalica il vero per entrare nell’area del sogno, della parola inventata, delle “Porzioni incielate” o dell’universo “Paesaggiare”.
Segni, espressioni letterarie, luci da tubo catodico fanno parte del linguaggio di Carena e di quelle gestualità che diviene luogo memoria, immagine concettuale in divenire.
Angelo Mistrangelo