15 dicembre 2011 – 28 gennaio 2012
Galleria Arteregina di Torino
di Barbara Aimar
Antonio Carena è stato un artista dal carisma incredibile, perennemente giovane, maglioncini informali, jeans navigati, linguaggio inattaccabile. Era sempre pronto a ironizzare sugli anni che passavano e sulla pigrizia che gli faceva preferire il calore della casa e il profumo dei colori, agli appuntamenti mondani. Oggi, per chi guarda i suoi quadri, conta in modo relativo il fatto che Carena sia stato un protagonista in Italia della stagione informale e poi di quella pop, e che successivamente, nel periodo comandato dalle tendenze minimaliste prima, da quelle poveriste e concettuali e dalla transavanguardia poi, sia stato apprezzato dalla critica di punta. Carena è soprattutto un pittore di ‘nuvole’ per il quale il cielo è la superficie di un’immensa tela. Ha sicuramente guardato tutte le nuvole che ondeggiano nei cieli della storia della pittura, da quelle rinascimentali a quelle dei soffitti seicenteschi; da quelle di Constable, riprtate con estrema attenzione nei loro dettagli cromatici e strutturali, a quelle concettuali di Magritte. Ha recepito da Fontana stimoli per rinnovare il suo lavoro e salire all’ ‘immagine aerea autentica’; i suoi azzurri sconfinati sono stati elaborati nel clima dei Monocromi di Yves Klein. Ha però deciso che le sue nuvole sarebbero state diverse, più ‘vere del vero’, soffici e fluttuanti avrebbero raccontato sé stesse e ci avrebbero fatto riflettere sulla natura. Ha utilizzato l’aerografo, con colori acrilici e vernici alla nitro e cambiato l’identità della pittura; ha rappresentato ‘cieli-pop’ su pezzi di carrozzeria, su lastre di perspex, su tavole e marquisette; ha coinvolto molti oggetti del quotidiano e in forma di più classico rapporto con l’architettura, vitalizzato soffitti e pareti di numerosi edifici. Ci sono anche porzioni di terra e di mondo in cui il suo cielo appare riflesso, rovinato da crepe intime che richiamano il degrado ambientale su cui l’uomo ha pesantemente agito che Carena ha voluto cogliere invadendo il bianco delle sue cielagioni. Ma ha sempre prevalso il concetto che egli espresse negli anni Sessanta; “Amo ‘vedere’ le nuvole in chiave spiedistallizzante, per dichiarare che tra me e il cielo la distanza la decido io”. La mostra è dunque un omaggio all’arte di Carena ed alla sua grande capacità di trasmettere entusiasmo per il mondo della pittura e per la vita. Le sue nuvolagioni fissano un’esperienza della realtà che va oltre il cielo, intensa, disincantata e presentano uno scorcio dell’attenta sperimentazione dell’artista e dell’uomo, che ha regalato, a chi l’ha conosciuto, sorrisi capaci di leggere la vita al di là degli schemi ordinari. I cieli continuano…oltre…